Il mercato immobiliare non è più quello di dieci anni fa. È più competitivo, più esigente, più complesso. Per agenti e imprenditori non si tratta più solo di vendere immobili, ma di gestire processi, aspettative, comunicazione, tecnologia e posizionamento.
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In questo contesto, il vero tema non è se cambiare modello, ma scegliere quello più adatto alla fase in cui ci si trova.
Ecco perché sempre più professionisti immobiliari stanno cambiando modello.
Le due strade storiche
Per anni, chi guidava un’agenzia immobiliare si è mosso principalmente tra due opzioni.
Da un lato il franchising, con il vantaggio di un marchio riconoscibile e di procedure consolidate, ma anche con limiti evidenti: regole rigide, canoni fissi, standard poco adattabili e vincoli territoriali che spesso impediscono un’espansione naturale seguendo il mercato reale.
Dall’altro lato l’indipendenza totale, che garantisce autonomia ma richiede di sostenere in prima persona ogni investimento: marketing, portali, tecnologia, strumenti, formazione, organizzazione. Un modello che funziona fino a quando la complessità resta contenuta, ma che nel tempo può trasformarsi in isolamento operativo.
L’evoluzione del modello
Negli ultimi anni si è affermata una terza via, già consolidata nei mercati più maturi come quello statunitense. Non è franchising e non è semplice aggregazione. È brokeraggio immobiliare strutturato, basato su grandi reti dirette che investono sugli operatori locali.
Negli Stati Uniti, realtà come COMPASS e SERHANT. hanno dimostrato che centralizzare tecnologia, marketing e processi consente agli agenti di essere più produttivi, più competitivi e meno esposti ai costi individuali. Il marchio non sostituisce il professionista, ma ne rafforza il posizionamento, accelerando fiducia e risultati.
Il successo di questi modelli non deriva da tariffe più basse o da scorciatoie commerciali, ma dalla capacità di costruire un’infrastruttura pensata per scalare nel tempo.
Provvigioni, valore e sostenibilità
Molti player, nella fase iniziale di ingresso sul mercato, hanno utilizzato tariffe fisse o modelli semplificati. Era una fase necessaria. Oggi però il contesto è cambiato.
Le strutture di brokeraggio più mature lavorano con medie provvigionali tra le più alte del settore, perché il valore non è nella formula, ma nel posizionamento. Servizi strutturati, processi chiari e qualità dell’esperienza permettono di difendere il valore del lavoro e renderlo ripetibile.
Il punto non è quanto si incassa teoricamente su una singola operazione, ma quanto si riesce a generare nel tempo, con continuità e senza dispersione di energie.

Autonomia e struttura non sono in contraddizione
Uno degli equivoci più diffusi è pensare che lavorare dentro una rete significhi rinunciare alla propria indipendenza. In realtà, l’autonomia reale nasce quando l’agente può dedicarsi alle attività a maggior valore: acquisizione, relazione, negoziazione.
Le strutture evolute esistono per togliere complessità, non per aggiungerla. Separano il lavoro commerciale da quello operativo e permettono di mantenere identità e controllo, senza essere assorbiti da attività che non fanno crescere il business.
Un modello pensato per chi guarda avanti
Il brokeraggio immobiliare di nuova generazione è progettato soprattutto per professionisti ed imprenditori con esperienza, che hanno già raggiunto un primo livello di maturità e vogliono superare i limiti del lavoro individuale. I profili più junior trovano spazio solo all’interno di un percorso selettivo, perché l’investimento su ogni singola persona è significativo.
Non si tratta di creare grandi numeri, ma di costruire reti sostenibili nel tempo, capaci di crescere in modo ordinato e misurabile.
RockAgent evoluzione del modello tradizionale
RockAgent nasce da questa visione ed è oggi uno dei principali esempi di “mega” agenzia immobiliare di nuova generazione in Italia. Una rete diretta costruita per investire su agenti e imprenditori, con una crescita costante anno su anno, basata su tecnologia proprietaria, supporto operativo strutturato e un forte radicamento territoriale.
Non un franchising, ma un ecosistema pensato per accompagnare chi lavora nel settore in una fase di mercato che richiede sempre più organizzazione e sempre meno improvvisazione.
In questo scenario, la scelta non è aderire o meno a un modello. La scelta è capire quale modello è coerente con la propria ambizione. E spesso, il primo passo non è una decisione definitiva, ma una conversazione aperta per confrontarsi su come lavorare meglio, oggi e domani.